PARIGI (Francia), 12 luglio 2006
"Materazzi ha insultato mia madre e mia sorella, avrei preferito un cazzotto. Ho reagito, mi scuso per questo, ma non rinnego il gesto"
- La verità di Zidane sulla testata a Materazzi arrivano con una intervista fiume in esclusiva all'emittente tv francese Canal Plus: "Con il c.t. Domenech ho avuto un rapporto diretto, non è vero che non lo sostenevo. Ci siamo detti in faccia alcune cose quando dovevamo farlo, ma non ho avuto nessun particolare problema con lui, anzi c'era grande complicità".
LA TESTATA A MATERAZZI - Non c'erano particolari contenziosi precedenti con giocatori italiani. Neanche con Materazzi. Il problema è sorto quando mi ha tirato la maglia. Gli dico di fermarsi aggiungendo "se vuoi la maglia te la do a fine partita". Ha detto parole molto dure che ha ripetuto più volte. Più dure dei gesti. Una, due, tre volte. Non ho riflettuto. E ho reagito in fretta. Sono cose personali, sono prima di tutto un uomo, preferivo prendermi un cazzotto in faccia che ascoltare questo. Ha offeso le donne della mia famiglia, madre e sorella. Mi scuso con i bambini che mi vedevano (ne ho anch'io) per la reazione che ho avuto". Se rifarei la stessa cosa? Ho detto quello che volevo dire. Non posso rimpiangere il mio gesto, perché vorrebbe dire che lui, Materazzi, aveva ragione di dire quelle cose. Si parla sempre della reazione. La reazione va punita, ma non ci sarebbe reazione se non ci fosse una provocazione. Il colpevole è chi provoca. A 10' dalla fine della mia carriera non avrei mai fatto un gesto simile, l'ho fatto perchè ho ricevuto una provocazione molto grave. Il mio gesto non è perdonabile, ma bisogna sanzionare il vero colpevole. Voglio solo dire che ringrazio il calcio e chi ha supportato me e la Francia. L'addio è irrevocabile".
LA FINALE - In finale ero molto carico. Eravamo tutti preparati alla sfida. Volevamo regalare una gioia ai nostri tifosi e condividere con loro un grande successo. Sul rigore sapevo che avevo davanti un grande portiere, Buffon. Ho voluto quindi cambiare il mio modo di calciare per ingannarlo. Ho deciso durante la rincorsa. Ho fatto il cucchiaio anche perchè volevo che questo gesto restasse, ma soprattutto perchè era il modo per segnare. Sul mio colpo di testa nel supplementare ho colpito fin troppo bene, sarebbe stato meglio colpire in maniera meno pulita.
Magico Marco!!!
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1 commento:
Ma chissene frega cosa si sono detti.. e poi durante le partite chissà quanti insulti si scambiano i giocatori..
In fondo non ci sono punizioni per quello che si dice, ma per quello che si fa..
Pensate a cosa succederebbe se andando in macchina ci fossero delle multe per quello che diciamo mentre guidiamo.. Nessuno avrebbe più la patente.. e così è il calcio.. la parolacce possono scappare, ma i gesti, quelli devono essere puniti..
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